Il termine “cadenza” sta ad indicare, nel vocabolario classico, un movimento melodico che conduce ad  un punto conclusivo. In armonia, conseguentemente, lo stesso termine identifica i vari modi di passare da un punto di tensione ad uno di riposo. In termini pratici ciò si traduce in una catalogazione dei vari modi nei quali gli accordi possono essere legati tra di loro a formare delle cadenze elementari dalla elaborazione delle quali possono scaturire gli infiniti modi di sviluppare una frase tensiva che procede verso un punto di rilascio o di riposo. Le varie cadenze così individuate sono, ad esempio, elencate nella pagina di wikypedia dedicata all’argomento: LE CADENZE

Il nostro scopo di apprendisti improvvisatori, in merito a questo tema, è quello di acquisire una conoscenza uditiva e pratica del meccanismo cadenzale. Per fare questo è opportuno partire da quelle cadenze nelle quali le funzioni armoniche sono più definite e quindi più facili da riconoscere. Sarà poi l’esperienza a condurci verso la capacità di trasformare qualunque accordo in un momento tensivo che possa risolvere, di nuovo, su di un qualunque altro accordo. In accordo con la prima definizione di cadenza infatti (frase che  tende ad un punto conclusivo),  non è solo la qualità dell’accordo a definire la sua funzione armonica ma anche la sua posizione all’interno di una progressione. Questo significa che un accordo che assuma una posizione adatta a rappresentare un momento tensivo può svolgere quella funzione a prescindere dalla qualità accordale.

Funzioni armoniche

La funzione armonica di un’accordo corrisponde al ruolo che gioca tale accordo all’interno di una progressione. Ad esempio se G7 viene seguito da C è evidente che la funzione di G7 è quella di dominante di C. Se G7 dovesse essere incorniciato da un contesto tonale di F ( esempio :  || Fmaj7  | Am7  D7| G7 C7| Fmaj7 || ) la sua funzione armonica sarebbe senz’altro quella di sottodominante. Se lo stesso G7 si trovasse a  dominare le 12 battute di un blues in G7 la sua funzione armonica sarebbe quella di tonica pur non appartenendo alla categoria degli accordi maj7 che occupano ufficialmente tale posizione.

A questo proposito ricordiamo che nella scala maggiore i gradi vengono denominati nel seguente modo : Tonica, sopratonica, mediante,sottodominante, dominante, sopradominante, sensibile. Da questi nomi si originano quelli delle prinicipali funzioni armoniche: Tonica, sottodominante e dominante.

 

La funzione di dominante

L’intervallo di tritono che intercorre tra il IV ed il VII grado della scala maggiore è un’intervallo fortemente tensivo (dissonante) la cui natura instabile viene utilizzata nella cadenza V  –  I. Nella tonalità di DO tale intervallo è formato  dalle note SI e FA che trovano posto nell’accordo di G7 (sol-si-re-fa) costruito sul V (dominante).  Muovendo il SI al DO ed il FA a MI si forma con il  SOL  che rimane dall’accordo precedente, la triade di Do maggiore (vedi fig.1).

 

fig 1

La cadenza V – I detta anche “perfetta” è la cadenza più importante da capire perchè illustra bene il meccanismo con il quale il tritono trova una risoluzione. Questo meccanismo è così importante che non cessa di influenzare la fomazione di melodie anche quando ci si trova in presenza di altre cadenze. E’ evidente che, a questo punto, addentrarsi ulteriormente nella disamina delle varie cadenze equivarrebbe a seguire l’iter preparatorio di un compositore. Per studiare improvvisazione è necessario seguire, quindi,un altro percorso.

Cadenze più comuni

Le cadenze che danno luogo alle innumerevoli combinazioni che possiamo trovare negli standard del jazz, sono riconducibili alla base a pochi meccanismi fondamentali riassumibili come segue:

  1. II V I maggiore
  2. II V I minore
  3. II V minore che risolve in maggiore (scambio modale)
  4. Sostituzione di tritono e movimenti cromatici conseguenti
  5. Turn around particolari (Lady bird, Giant Steps, cadenze minori diverse etc)

Queste cadenze vengono analizzate e studiate nelle lezioni online.

Imparare il Jazz

Coerentemente con l’impostazione didattica tradizionale del jazz e con l’intento di sviluppare le capacità improvvisative l’interiorizzazione della teoria viene perseguita attraverso la memorizzazione e la successiva trasformazione del materiale melodico di repertorio jazzistico nel quale la teoria viene utilizzata. Trasformare la teoria in pratica è un procedimento, a parere di chi scrive, assolutamente sopravvalutato. Il jazz può essere solo trasmesso di persona da un musicista ad un altro in un processo creativo dove la teoria si configura come arricchimento di un momento istintivo coltivato a priori. Per svolgere i compiti di conservatorio o imparare ad improvvisare usa le lezioni online.